Una parola di matrice anglofona ormai entrata di diritto nel linguaggio corrente nostrano. Quando si parla di ROI si fa riferimento al Return on Investment, quindi alla possibilità di avere un ritorno sugli investimenti effettuati.
Detto in termini più semplici, questo concetto serve per comprendere quanto il capitale investito ad esempio in campagne pubblicitarie abbia portato a ritorni in termini di reddito. Un modo per comprendere se i soldi sono stati investiti in modo proficuo o se c’è da correggere il tiro.
Attualmente il Return on Investment è uno degli indicatori di bilancio più usati in finanza ma anche a livello di marketing: per riuscire a comprenderlo al meglio è necessario approfondire il calcolo e la formula che sono alla base della formazione del ROI. Si tende a parlare spesso anche di scomposizione del ROI, isolando quindi i fattori che lo compongono.
Fattori che compongono il ROI
Il ROI più nello specifico è dato dal rapporto tra Reddito Operativo (RO) e capitale investito (CI). Il risultato che si ottiene è relativo alla gestione nel suo complesso. Perché se invece si vuole avere un indicatore relativo alla sola gestione caratteristica, ci si deve rivolgere al ROE, ovvero Return on Equity, che mette in relazione l’utile di esercizio ed il capitale proprio.
Tornando al ROI, esso è utile in ambito aziendale in quanto esprime la facoltà di una realtà imprenditoriale di remunerare gli investimenti in fattori produttivi, in partecipazioni, in crediti. Analizzando questo dato si può capire ad esempio se conviene investire, richiedere un finanziamento, rivolgersi ad altra operazione.
Se il Return on Investment risulta essere più basso del tasso medio di rendimento sui prestiti ad esempio, richiedere un finanziamento potrebbe essere deleterio in quanto andrebbe a peggiorare i conti. In caso contrario, richiedere un finanziamento ed andare poi ad utilizzare i soldi per migliorare l’attività produttiva della azienda può portare ad incremento di profitti.
La scomposizione del ROI
Si è quindi compresa l’importanza strategica di questo strumento all’interno di una realtà imprenditoriale. E veniamo ora ad un altro aspetto non certamente marginale, ovvero alla scomposizione del ROI.
Il ROI può essere scomposto in ROS (tasso di redditività sul venduto, che si ottiene sottraendo costi industriali, costi commerciali e costi amministrativi ai ricavi delle vendite) x ROT (tasso di rotazione del capitale investito che indica quante volte una azienda è stata in grado di monetizzare il capitale investito attraverso i ricavi di vendita): questo perché il Return on Investment è dato dal rapporto tra reddito operativo e capitale investito.
Effettuando quindi l scomposizione del ROI si può andare a capire se eventuali variazioni relative all’indice siano da attribuirsi ad un mutamento del tasso di redditività sul venduto (ROS) piuttosto che ad una modifica del tasso di rotazione del capitale investito (ROT).
Tutti calcoli che sono alla base di un perfetto funzionamento di una realtà imprenditoriale perché, grazie a questi, si può capire se si sta agendo in modo corretto e se si sta andando nella giusta direzione.